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Clara Palmisano

Se la maturità non è un gioco da ragazzi

In Italia, da Torino in giù, dopo i recenti annunci del ministro dell'istruzione Bussetti, alcuni tra gli studenti italiani si stanno mobilitando per protestare contro la nuova versione proposta  e approvata della maturità. Al liceo scientifico si dovranno svolgere da quest'anno prove dal format mai affrontato prima; al linguistico una seconda prova giudicata frenetica; per tutti un orale le cui modalità sembrano, a detta di diversi studenti, improvvisate. L'opinione di alcuni è che i risultati siano in buona parte affidati alla sorte e non alla preparazione effettiva dei maturandi. "I tagli all’istruzione sono prova di quanto la scuola Italiana sia sempre più lontana dai bisogni di studenti, professori e ricercatori" e ancora: “Ritardo, disorganizzazione, atmosfera precaria, angoscia, comunicazioni fornite in anteprima informale tramite account Instagram istituzionali”. Una nostra socia ha deciso di incontrare alcuni dei ragazzi promotori della manifestazione.

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Questa è l'intervista di Clara Palmisano ad Aurora Sanfilippo (Liceo Linguistico Domenico Berti di Torino, dove la proposta di mobilitazione di cui sopra è nata).

Avete capito che non si può più accettare passivamente. Le riforme sull'istruzione non  soddisfano da anni. Siete stati coraggiosi e avete fatto il giro d'Italia. Da dove nasce la vostra motivazione?

La nostra motivazione è nata dalle riforme insoddisfacenti del ministero dell’Istruzione, già dal 2018 quando alcuni tra i nostri professori ci dicevano “Perché non protestate?”. La maturità doveva cambiare, sì, ma abbiamo avuto notizie precise solo all’ultimo. Infatti, all’inizio, scendere in piazza non avrebbe avuto un grande impatto. Avevamo la sensazione di manifestare “su tutto e sul nulla”. Questa riforma dell'Esame di Stato è stata fatta troppo velocemente, senza cura per le nostre esigenze.

Noi giovani siamo sempre visti male, come se non ci mettessimo in gioco, non facendo valere le nostre idee. La nostra generazione sembra tanto svogliata agli occhi degli adulti: una volta si protestava per tutto. Ma noi vogliamo dimostrare il contrario, avendo chiari obbiettivi. All’assemblea cittadina di Torino, il 25 Gennaio, ho parlato con un giornalista del fatto che i cortei studenteschi siano morti. Alcuni studenti hanno perso l’interesse, forse è vero. Ma le nostre consulte rappresentative in tutta Italia dimostrano il contrario. Ci teniamo ad avere una buona maturità ed un buon ricordo finale dell’educazione ricevuta al liceo.

Le ragioni per cui protestate vanno oltre le decisioni del Miur e siete appoggiati anche dagli insegnanti. Quali sono i vostri obbiettivi?

Sicuramente il nostro primo obbiettivo è organizzare una manifestazione come si deve, abbiamo già la data nazionale del 22 Febbraio (ed anche se non potrò esserci personalmente, ci sarò con il cuore!). Spero che ci sia più partecipazione possibile, ribadisco sempre il fatto che le nostre cause debbano trovare l'interesse di tutti, non solo di maturandi come me, ma d tutti gli italiani e compresi i ragazzi di terza e quarta. Il prossimo anno, le temute e crudeli prove INVALSI saranno requisito d’ingresso, l’alternanza scuola-lavoro non funziona come dovrebbe, la tesina (unica parte creativa, attraverso cui possiamo esprimerci e dimiostrare di aver coltivato le nostre passioni) è stata tolta dall’esame. Sarebbe fantastico se tutti ci dessero una mano per arrivare ad un cambiamento concreto, così da essere ascoltati. Purtroppo non mi aspetto di cambiare molto per il mio esame di questo anno accademico, ma vale la pena alzare le voci per il nostro futuro. Non è solo la mia battaglia.

Che cosa significa la maturità per voi? Cosa non va nella maturità del 2019?

In questa maturità non vanno tante cose. Ciò che mi ha più spiazzata è stata la seconda prova. Per il linguistico due lingue anziché una, in sei ore. È un esaurimento. Si potrebbero dividere le giornate, trovare compromessi con le scuole. Gli anni scorsi usciva sempre Inglese, rendendo le altre due lingue molto meno importanti. Di ciò si lamentano anche i professori. Il nostro esame in francese EsaBac è poi un discorso a parte...

Un’altra cosa è la nazionalizzazione delle simulazioni: abbiamo avuto molti problemi di organizzazione, le quinte hanno sempre poco tempo. I nostri professori sono sempre costretti a fare salti mortali o a tagliare qualcosa alla nostra istruzione, molto spesso l’orientamento post-superiori viene trascurato. Non possono toglierci anche le gite scolastiche. È anche ridicola la modalità delle buste, un gioco a premi: viene estratto un tema a cui dobbiamo collegare tutte le materie. Praticamente, una tesina improvvisata. Non ci viene spiegato mai niente, il governo dovrebbe investire sull’educazione civica. Io ho provato a leggere il decreto ministeriale ma lo trovo molto ambiguo, come sempre, chissà perché. Neanche i professori hanno chiare idee di come muoversi e devono anche fare dei corsi di aggiornamento per una maturità che non ci garba. La cultura va preservata ma è costantemente in pericolo e ha i tempi stretti. Le proposte ministeriali appiattiscono il valore dello studio stesso. Abbiamo voglia di sviluppare un senso critico e creativo, di essere giudicati per le nostre vere capacità.

C'è in programma una data nazionale per una manifestazione d'insieme. Cosa stanno programmando le Consulte studentesche delle scuole superiori d'Italia?

Indirettamente, conosco le mosse delle consulte provinciali studentesche. Si stanno dando da fare per pubblicizzare questa manifestazione, per sensibilizzare più persone possibili. Speriamo  il meglio per il 22 febbraio. Siamo a buon punto e abbiamo contatti con delle consulte regionali. Non accettiamo tutto ciò che ci viene imposto, in quanto è giusto cercare di reagire, di farci valere.

«Noi, generazione del 2000, non siamo giovani che non sono capaci a far niente, ma proviamo ad agire. Non stiamo con le mani in mano. [...] qualcosa dovrà pur cambiare». Vostre parole. In che modo la nostra generazione porterà il cambiamento?

Vogliamo far passare il messaggio che si possano rivendicare i diritti nel campo dell’istruzione, impegnandosi insieme. Dobbiamo farci sentire, non è giusto accettare passivamente delle riforme che ci penalizzano, magari anche come cittadini Italiani e non solo studenti. È nostro compito cambiare il futuro, con volontà e cercando di farci capire. A questo proposito voglio sottolineare che la nostra manifestazione non è a sfondo politico e non è ammessa violenza di nessun tipo: è importante far vedere che siamo disposti ad un dialogo pacifico, sempre. Speriamo di portare un messaggio positivo. Non vogliamo una maturità più semplice, ma una migliore preparazione per uscire dalle superiori al meglio.

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L'Esame di Stato a conclusione della scuola secondaria di secondo grado è di certo uno dei passaggi fondamentali nel percorso di studi di ogni giovane che frequenti nel nostro Paese, quindi ci sentiamo di augurare agli studenti tutti diverse occasioni di dialogo, approfondimento e confronto in merito ad un tema così delicato. I ragazzi del liceo torinese - e non sono gli unici - si sentono senz'altro coinvolti dai cambiamenti in atto e dimostrano la propria disponibilità a mettersi in gioco in prima persona per porre in discussione alcune scelte politiche da essi giudicate negativamente, a scapito di una visione dei giovanissimi come persone disinteressate alla cosa pubblica.


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